Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Ho sempre amato la bilancia di Westphal. Forse l’ho vista
per la prima volta in un libro del liceo, poi l’ho ritrovata in qualche
“Laboratorio” di chimica e finalmente l’ho frequentata spesso da assistente
nelle esercitazioni di Merceologia, affascinante nella sua elegante cassetta di
legno, imbottita. Mi affascinavano i pesi, chiamati romanticamente cavalieri,
in tedesco Reitergewichte, la pinzetta per maneggiare i pesi senza sporcarli
con il grasso delle dita, e tutto il funzionamento: il riferimento al principio
di Archimede, che ogni volta immaginavo, e raccontavo, nella vasca da bagno, e
la buona precisione, alla terza cifra decimale, che consentiva buone misure del
peso specifico dei liquidi ma anche di solidi. Doveva piacere anche a Primo
Levi che la cita nel capitolo “Potassio” del suo libro “Il sistema periodico”..
Nella bilancia di Westphal che si usava alla Merceologia a
Bologna il filo che collegava il braccio mobile al peso, con termometro
incorporato, era del prezioso (negli anni 40 del Novecento) platino, altro
aspetto fascinoso, in modo da poter effettuare misure di peso specifico con
liquidi corrosivi. L’unica curiosità era quel nome, talvolta scritto, anche in
alcuni libri, con due elle, che faceva pensare alla Vestfalia, regione
nord-occidentale della Germania, quella della pace del 1648 che mise fine alla
guerra dei trent’anni, la regione tedesca della Westfalia. Molti libri
indicavano la bella bilancia col doppio nome Mohr Westphal
Mohr, che fosse quello del “sale”, (NH4)2Fe(SO4)2.6H2O,
che si maneggia per le titolazioni di ossido-riduzione nel laboratorio del
primo anno ? Si, si tratta proprio di Karl Friedrich Mohr (1806-1879), figlio
di un farmacista nel cui laboratorio aveva imparato a maneggiare
apparecchiature chimiche e si era cimentato con le prime analisi Dopo la laurea
in chimica alla morte del padre dovette dedicarsi agli affari di famiglia che
però, dopo poco, andarono male. Assunse così un lavoro nel laboratorio
universitario e, per le sue competenze, e abilità sperimentali, fu nominato
prima professore aggregato e poi professore ordinario.
Nel 1877, due anni prima della morte, apparve il suo
monumentale trattato di chimica analitica: ”Lehrbuch der chemisch-analytischen
Titrirmethoden”. Fra i suoi contributi va ricordata appunto la bilancia per la
misura del peso specifico con l’elegante sistema di compensazione della
“spinta” del liquido in cui è immerso un peso tarato, rispetto all’equilibrio
dello stesso peso nell’aria. Tale “spinta” viene compensata ponendo dei pesi
tarati, i”cavalieri”, sulle varie tacche del braccio che regge il peso.
E ancora: a noi oggi sono familiari le burette tarate da cui
il fluido fuoriesce attraverso un rubinetto di vetro. Ma ai tempi di Mohr non
esistevano e Mohr suggerì di applicare all’estremità inferiore della buretta un
tubicino di gomma chiuso con una molletta metallica in modo da far uscire il
liquido in quantità controllate allentando la pressione della “pinza”. Ricordo
dio avere visto anch’io una di questa pinzette che venivano ancora chiamate
“pinze di Mohr”, dai vecchi mitici “tecnici” di laboratorio. Talvolta
diplomati, talvolta autodidatti, impratichiti assistendo i professori
nella,preparazione delle lezioni, vecchi “maghetti” che sapevano fare tutto,
che aiutavano gli studenti e anche i giovani assistenti nelle esercitazioni e
nelle attività di laboratorio..
Quanto
poi al nome Westphal non si trattava della regione tedesca, ma del tedesco
Georg Wilhelm Westphal, artigiano ed inventore, che nel 1860 aveva fondato a
Celle, città della Bassa Sassonia, la ditta "Georg Westphal
Präzisionstechnik". Westphal fabbricava bilance, strumenti di precisione e
vetreria e la sua ditta era nota anche al di fuori della Germania. Nel 1896, il
periodo di massima floridezza --- era anche un periodo d’oro per la chimica
tedesca --- le officine meccaniche e ottiche Georg Westphal vendettero circa
3000 pezzi e ottennero vati premi e medaglie nelle fiere internazionali di
Vienna, Berlino, Londra, Parigi, Celle, Hannover, Brema.
In
quel tempo Westphal aveva 29 impiegati ed era il principale fabbricamte tedesco
di bilance e strumenti di precisione della Germania. Alla morte di Westphal nel
1902 l’attività fu continuata dalla vedova e da un collaboratore, Ernst Raute
ma, nonostante venisse conservato il nome prestigioso del fondatore, gli affari
andarono peggiorando. Raute morì nel 1946 a 89 anni, pare portandosi nella tomba
il segreto della taratura di precisione degli strumenti
Nel 1950 la ditta Westphal fu acquistata dal costruttore di
strumenti di precisione Rudolf Strohauer, poi da altri imprenditori e fu
trasferita a Westercelle dove continuò la fabbricazione di bilance e strumenti
di precisione con le nuove tecnologie, ancora con il nome Westphal
Präzisionstechnik GmbH & Co.
Ecco risolto il mistero (per me) del nome; se si fosse
trattato della Vestfalia, regione di belle ragazze e coraggiosi cavalieri, non
per niente il suo simbolo è un cavallo bianco, sarebbe stato meglio, ma nella
vita non si può avere tutto..