martedì 19 ottobre 2010

Camillo Porlezza (1884-1972) - Persone della Chimica

2011 Anno internazionale della chimica

Paolo Berbenni

Non sono numerosi i chimici che si dedicarono allo studio delle acque minerali e termali e dei fanghi terapeutici. Occupa un posto di privilegio il Prof. Camillo Porlezza.

Nato a Bergamo il 2 dicembre 1884,si laureò a Pisa nel 1908 in chimica. Subito nominato assistente presso l’Istituto di chimica generale della stessa città, presa la libera docenza in Chimica generale nel 1913, venne chiamato nel 1929 alla cattedra di chimica generale che tenne per 26 anni; nel 1939 venne inviato ad insegnare per un triennio Chimica fisica e Chimica superiore nella Università del Brasile a Rio de Janeiro su richiesta di quel governo. Nel 1948, su invito del governo peruviano, si recò là per un periodo di quattro mesi per studi e conferenze su sorgenti idrotermali di quelle regioni. Prima di essere chiamato in cattedra fu vincitore, nel 1925,del concorso per professore di chimica alla Accademia navale di Livorno e nel 1926 nominato professore di chimica farmaceutica. Nel periodo dal 1929 al 1939 (salvo l’interruzione di un anno) è stato Preside della Facoltà di Farmacia. Nel 1955 fu collocato fuori ruolo e nel 1960 a riposo.

La produzione scientifica del prof. Porlezza spazia in diversi settori della chimica ed è documentata da oltre 130 pubblicazioni. Per quasi venti anni a fianco del suo maestro Raffaello Nasini (1854-1931) l’indirizzo dei suoi lavori fu prevalentemente legato alla fisico-chimica e alla chimica analitica. Vanno ricordati i lavori di spettroscopia e spettrografia per la ricerca di elementi rari in minerali e rocce e in alcuni residui di acque minerali. Sempre nel campo dell’analitica la ricerca dei gas e dell’acido borico nei soffioni di Larderello.

Particolare menzione meritano le ricerche sulla radioattività. Porlezza fu uno dei primi in Italia a indagare sulla presenza di elementi radioattivi in minerali, come l’autunite di Lurisia (Piemonte),il primo minerale di uranio trovato in Italia e nelle acque minerali,come quelle delle terme di Saturnia e delle acque sorgive del Monte Amiata.

Durante la missione in Italia nel 1918 della Signora M.Curie (1867-1934) per fare saggi sulle varie zone e sorgenti di materiali radioattivi in Italia, Camillo Porlezza venne incaricato di accompagnarla e prese poi parte alla Missione italiana recatasi a Parigi e a Londra per esaminare i metodi più adatti per il trattamento dei materiali uraniferi. A riconoscimento di questo prezioso contributo gli venne conferita una onorificenza per “benemerenze speciali in dipendenza della guerra 1915-18”.

E’ autore di alcune voci (acido, base, acqua, acque minerali, cripto, elio, neon, renio, mercurio) della Enciclopedia italiana Treccani.

E’ però il settore delle acque minerali che il Porlezza ha coltivato con grande perseveranza e che ha costituito fino all’ultimo oggetto principale del suo lavoro e delle sue ricerche; esse infatti rappresentano circa la metà di tutte le sue pubblicazioni. Le “Indagini chimiche e chimico-fisiche sulle acque minerali” con i calcoli ivi elaborati,presenti anche nel "Trattato di idroclimatologia clinica” di M.Messini(1950), rimangono un’opera classica.

Camillo Porlezza è ritenuto uno dei maggiori esperti del suo tempo nel campo dell’idrologia chimica, e della chimico-fisica delle acque minerali,dell’acqua di mare e dei prodotti che da essa derivano quali sali, fanghi, ecc. Egli ha dato un’impronta personale, pur collaborando con Nasini, dal punto di vista della fisico-chimica sia sperimentale sia teorica alle indagini sulle sostanze in soluzione nelle acque minerali. I calcoli fisico-chimici, relativi al grado di dissociazione delle sostanze disciolte nelle acque e la rappresentazione dei sali disciolti, basati sulla teoria delle soluzioni di Debye-Huekel e Bonino, introducendo i “coefficienti di conduttività elettrolitica degli ioni” in grado di definire i coefficienti di attività degli stessi, costituiscono un approccio moderno, ripreso successivamente da altri Autori. Questi calcoli sono contenuti nel primo (ed unico) quaderno: “Le acque minerali d’Italia”, predisposto dal Comitato per la chimica del CNR (1933), nel quale sono indicati i parametri da determinare e da calcolare per l’analisi di un’acqua minerale.

Vanno ancora segnalate le ricerche per la determinazione della concentrazione degli ioni idrogeno e del pH nelle acque.

Tra le acque analizzate, studiate e pubblicate, applicando le teorie sopra citate, ricordiamo quelle di Salsomaggiore, Bagni di Casciana, Montecatini, Santa Venera(Acireale), Saturnia, Terme di Roselle (Grosseto), Fiuggi, Chianciano, Monsummano, Uliveto, Porretta, Ferrarelle,che hanno reso famose (ed alcune ancora oggi) numerose stazioni termali. Da segnalare anche le indagini sui fanghi per uso terapeutico di Montecatini e di Chianciano. L’analisi di un’acqua minerale, che richiedeva con le tecniche di allora molto tempo, veniva effettuata sullo stesso campione da due analisti diversi, allo scopo di mettere a confronto i risultati.

Anche dopo il suo collocamento a riposo il Prof. Porlezza continuò la sua attività di ricercatore e di studioso sempre presso l’Istituto di Chimica generale, dove aveva ancora le sue stanze di lavoro e di studio. E’ qui che ebbi l’occasione di conoscerlo, parlare di chimica, di fisico-chimica e di analitica delle acque, di cogliere suggerimenti preziosi e di gustare la sua brillante conversazione.

Negli ultimi anni, membro di presidenza dell’Associazione Italiana di Tecnica Idrotermale (AITI), si interessò di imbottigliamento delle acque compreso il problema delle bottiglie in plastica e delle modifiche chimiche e fisico-chimiche che l’acqua subisce dalla sorgente al bicchiere con particolare riguardo allo stazionamento in bottiglia.

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